martedì 3 novembre 2015

Educazione e addestramento del cane: è giusto dire “no” al proprio cane?

Chi si affaccia per la prima volta al mondo dell’educazione e all'addestramento del cane potrebbe rimanere disorientato dalle diverse metodologie proposte, spesso molto in contraddizione fra loro.
Un esempio fra i più comuni è l'uso del “no”: si può o si deve dire “no” al cane, o usare questa parola è controproducente ai fini educativi?


In realtà la diatriba è cominciata molto tempo fa e non riguardava i cani ma i bambini. Negli anni ’40 il dottor Benjamin Spock pubblicò il libro “Common Sense Book of Baby and Child Care” dove si asseriva che i comportamenti non desiderabili non dovessero essere puniti ma ignorati, i comportamenti desiderabili dovevano invece essere premiati o meglio “rinforzati” (rinforzo positivo).

Perché, secondo questa scuola di pensiero il “no” è controproducente?
  1. non dice al cane quello che si vuole da lui
  2. viene spesso detto in modo minaccioso e questo potrebbe spaventare o intimidire il cane
  3. quando usato come punizione, inibisce il cane dal mostrare qualsiasi comportamento
  4. viene detto tanto spesso che alla fina il cane la ignora
  5. rinforza il comportamento del cane quando è volto semplicemente a cercare attenzioni
E’ abbastanza facile capire che le ragioni non siano poi così senza senso come si potrebbe pensare in un primo momento, tuttavia proviamo ad immaginare un paio di scenari:
  • il cane sta per aggredire il figlio dei vicini
  • il cane sta per mangiare al parco un boccone presumibilmente avvelenato
E’ altrettanto facile da capire che certi comportamenti semplicemente non possono essere ignorati ;)

Facciamo innanzitutto chiarezza su cosa intendiamo con “no”.

“No” significa: "smetti di fare quello che stai facendo".

Come si può vedere, definito in questo modo, il “no” non contiene di per sé stesso connotazioni negative o intimidatorie, è un comando semplice al pari di “seduto”, “fermo” etc. Quindi, se usato in modo corretto, i punti 2 e 3 non dovrebbero presentare un problema, o eventualmente il problema siamo noi che non sappiamo come usare il comando “no”.

Un po’ di linguistica:

Referente - significante - significato

Le parole - grafismi o fonemi - rappresentano un significante, ovvero la forma che che rinvia a un contenuto, cioè al significato. Il referente è l'oggetto specifico a cui ci riferiamo:

Ad esempio: "per favore, dai da mangiare al gatto"

Significante: la parola "gatto"
Significato: il "gatto", animale a 4 zampe, orecchie a punta, coda che miagola
Referente: il mio "gatto" a cui devo dare da mangiare è bianco e marrone e si chiama Tino

Linguisticamente parlando quindi:

Il suono “no” corrisponde a una parola (significante) a cui diamo arbitrariamente il significato di “smetti di fare quello che stai facendo”.  Il referente entra in gioco nel momento in cui il "no" viene contestualizzato nella situazione specifica, ad es. il nostro cane sta abbaiando al gatto dei vicini e noi vogliamo che smetta.

Se noi carichiamo il significato del “no” di valenze negative, intimidatorie o minacciose, ad esempio dandogli l'intenzione di "scemo di un cane, se non la smetti di fare quello che stai facendo ti do un colpo sul sedere con un giornale arrotolato", rischiamo di dare messaggi confusi al cane; nel caso dei bocconi avvelenati, ad esempio, il cane concluderebbe che noi non vogliamo che mangi dei buonissimi bocconi, che non è quello che noi vogliamo comunicare, perché noi intendiamo che non vogliamo che mangi "quei bocconi, in quel momento" (referente).
Il risultato potrebbe essere che la prossima il cane cercherà di mangiarli velocemente o di nascosto per non essere sgridato, o che in soggetti particolarmente sensibili non voglia più mangiare in nostra presenza (per quanto sia difficile a credersi, provate a digitare "My dog is afraid to eat around me" su Google).

Spesso vedo accompagnare il “no” con una tirata di guinzaglio, intesa come (piccola) punizione; il nostro “no” perde il significato neutro che gli abbiamo attribuito in precedenza e il cane riceve messaggi confusi. Eventualmente il guinzaglio può servire ad attirare l'attenzione del cane se siamo in un ambiente rumoroso, come può essere una strada. Anche qui il significante può essere uguale, ma il significato molto diverso.

Se usiamo il "no" nel senso di "smetti di fare quello che stai facendo", il cane si ferma, ci guarda per capire cosa vogliamo da lui, noi lo richiamiamo e lo gratifichiamo con coccole, gioco, bocconcino secondo i gusti nostri e quelli del cane, il cane farà un'associazione positiva fra il comando "no" e un'esperienza piacevole, sarà quindi più propenso a ubbidirci in futuro.

Attenzione a come e quando si usa il “no”, con i cani (e con gli umani) !

Facciamo un gioco:

Stiamo parlando di cani, non pensate al barattolo di Nutella quasi finito nell’armadio in cucina!

Ci siete riusciti? O vi è venuta voglia di affondare il cucchiaio dentro quella deliziosa crema di nocciole e cacao prima che finisca?

La maggior parte dei messaggi pubblicitari vincenti si basa sui cosiddetti “comandi nascosti”; la cosa più affascinante è che la negazione non viene assolutamente considerato dal cervello umano, viene letteralmente cancellata.
La mente del cane è meno speculativa della nostra, ma i meccanismi non sono molto diversi: se il cane vede un bocconcino il suo cervello manda il segnale: “bocconcino bocconcino bocconcino…” se noi gli diciamo "non mangiare quel bocconcino" sarebbe come dire a Omer Simpson "Non bere l'ultima birra in frigorifero", il suo cervello manderà il messaggio: "hai sete, e c'è una birra in frigo" ;)

Il "no" non è una negazione: è un comando.

I comandi devono essere chiari e univoci; quando si dice "no" al cane pensate mentalmente "smetti di fare quello che stai facendo", potrete notare differenze nel tono a seconda di quello che pensate mentre dite quel "no". Gli attori chiamano questa tecnica "sottotesto" ed è molto efficace per indirizzare correttamente la comunicazione.

Per quanto riguarda il punto 1, "non dice al cane quello che si vuole da lui", con la definizione che abbiamo dato del “no”, il significato è chiarissimo: vogliamo che il cane smetta di fare quello che sta facendo ;)
Se il “no” è chiaro, il cane smette di fare quello che sta facendo e si mette in “stand-by” in attesa di nuovi comandi (ad esempio “vieni qui”).

Il punto 4, "viene detto tanto spesso che alla fina il cane la ignora", mi ricorda una lezione in un campo a cui ho assistito tempo fa: i “no” erano così frequenti che erano diventati un rumore di fondo... ma è veramente possibile che un cane non faccia niente di giusto per più di un’ora di seguito? ;)

Il sociologo Zygmunt Bauman ci mette in guardia: “Si potrebbe dire che la linea che separa un messaggio importante, l’oggetto apparente della comunicazione, dal rumore di fondo, suo dichiarato avversario ed ostacolo, è praticamente scomparsa “.

Se vogliamo comunicare in maniera efficace con il nostro cane, dobbiamo far sì che quello che vogliamo dire si differenzi dal rumore di fondo, e che non sia esso stesso un rumore di fondo ;)

Il punto 5, "rinforza il comportamento del cane quando è volto semplicemente a cercare attenzioni", è un discorso particolare, a volte i cani, come i bambini, adottano dei comportamenti (strategie) per attirare la nostra attenzione.

Un esempio (gioco) spesso citato in Analisi Transazionale: il bambino vuole attenzioni dalla mamma, attua una serie di comportamenti fra cui rubare la marmellata, la mamma sgrida il bambino perché ha rubato la marmellata dandogli attenzione: il bambino ottiene quanto desidera (attenzioni) ruberà quindi ancora la marmellata ;)

Ad esempio: ci fermiamo per strada a chiaccherare con amici, il nostro cane si stufa e abbaia, noi lo sgridiamo e gli diciamo "no"... il cane continuerà ad abbaiare ;)

Al di là di casi particolarmente problematici eventualmente da esaminare nello specifico, al nostro cane basta dare un po’ di attenzioni e i comportamenti indesiderati spariranno. Va da sé che le "attenzioni" sono da considerarsi da un punto di vista canino: se il cane vuole uscire a fare una passeggiata e noi gli facciamo le coccole, non funziona ;)

Perché il cane dovrebbe ubbidirci quando gli diciamo "no" ?

Se vogliamo che il “no” abbia un senso per il cane, è importante che il cane abbia fiducia in noi, così che pensi che se lo diciamo è per il suo bene, che alla fine ne avrà un beneficio.

E' anche importante che il cane abbia rispetto per noi, ci consideri una guida a cui fare riferimento.

Se connotiamo il “no” di valenze negative, il rispetto diventa paura e la paura fa allontanare il cane da noi, vedi: Educazione e addestramento del cane: il cane deve aver paura di noi?

Se comunque la parola "no", proprio non vi piace, potete usare il "Ah ah!" di Victoria Stillwell o se preferite Qo’ o Nirsh,  che significano "no" rispettivamente in Klingon e Vulcaniano, a De Saussure, che sottolineava come il linguaggio fosse arbitrario, sarebbe comunque piaciuto ;)

Con fiducia, rispetto e collaborazione

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