mercoledì 27 giugno 2012

L'aggressività del cane è una malattia che si può curare?

Ai tempi della guerra in Bosnia mi trovavo sulla spiaggia di Lignano Sabbiadoro a passeggiare. Era il giorno di Natale, avevamo portato qualche regalo ai bambini scappati dalla guerra civile ospitati nella colonia estiva. Molti di questi bambini non avevano più i genitori e avevano già visto troppe brutte cose nella loro vita.
Dopo pranzo erano usciti a giocare sulla spiaggia e io non riuscivo a credere ai miei occhi: stavano giocando… alla guerra!

Basta accendere la televisione per sentire notizie di omicidi, stragi, guerre, stupri, violenza… quando andavo a prendere i miei figli all'asilo spesso trovavo bambini con qualche segno di morso, ferite, botte...

L'aggressività è parte integrante della vita dell'uomo come lo è della natura: gli animali sono aggressivi, le piante sono aggressive, l'uomo è aggressivo e tutti lottano per il predominio e la sopravvivenza.

Perché mai allora ci meravigliamo quando un cane è "aggressivo"?

L'idea che l'aggressività sia una malattia non è nata con il cane, la psicologia e la farmacologia hanno tentato in vari modi di "curarla" spesso con metodi discutibili e violenti (e siamo sempre lì ;), chi si ricorda film come "Arancia meccanica" o "Qualcuno volò sul nido del cuculo" sa di cosa parlo.

L'aggressività è stata classificata in vari modi:

- istinto predatorio
- difesa personale / branco / territorio
- dominanza
- possesso
- da stress
- indiretta
- sessuale
-...

Ma ci può essere anche un approccio diverso: i "bisogni".


Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di "Hierarchy of Needs" (gerarchia dei bisogni o necessità) e lo divulgò nel libro Motivation and Personality del 1954.
Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono:
  1. Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
  2. Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione - 
  3. Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
  4. Bisogni di stima, di prestigio, di successo
  5. Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).
Maslow in realtà non pensava ai cani bensì alle persone. Tuttavia è abbastanza facile trovare un posto all'aggressività canina all'interni di questi bisogni. 

Il bisogno è infatti lo stimolo per il comportamento e l'aggressività è un comportamento funzionale alla soddisfazione dei bisogni stessi:
  • Bisogni fisiologici => istinto predatorio (per cacciare e sfamarsi), aggressività da possesso (impedire che il cibo conquistato venga sottratto)
  • Bisogni di salvezza =>  aggressività da difesa (personale)
  • Bisogni di appartenenza =>  aggressività da difesa (del branco, del territorio)
  • Bisogni di stima, di prestigio, di successo => Dominanza
  • Bisogni di realizzazione di sé => Dominanza, aggressività sessuale
L'aggressività è quindi una parte essenziale della vita del cane, come lo è della nostra.
Se l'aggressività è una malattia allora probabilmente siamo tutti malati.

Questo vuol dire allora che dobbiamo uscire di casa e picchiare, e morsicare, tutti quelli che incontriamo? Oppure dovremmo tutti "farci" di psicofarmaci e tranquillanti?

Ovviamente no.

Il cane e l'uomo sono animali sociali, viviamo di relazioni con i nostri simili… e "quasi simili" a 4zampe! Anche i più "asociali" di noi non possono vivere completamente isolati; bastano pochi giorni perché la sindrome dell'isolamento crei scompensi con esiti spessi drammatici.

Non ci uccidiamo fra di noi perché ci fa piacere stare insieme, nel branco ci sentiamo sicuri, protetti.

Al giorno d'oggi nella società occidentale facciamo pochi figli e il nostro branco, il nucleo familiare, si è ristretto a tal punto che abbiamo accolto al suo interno gli animali che più hanno sviluppato una relazione storica con l'uomo: i cani e i gatti. Ci sarebbe da includere il cavallo, ma purtroppo è difficile tenere cavalli in appartamento ;)

Non andiamo più a caccia, e comunque non lo facciamo per necessità, le guerre sono, fortunatamente per noi occidentali, lontane e la nostra aggressività la sfoghiamo (perché in qualche modo va sfogata) in altri modi: da bambini giochiamo alla guerra, da ragazzi (e adulti) giochiamo a videogiochi violenti, di guerra di combattimento; lo stesso sport è stato originariamente concepito come un modo di allenarsi al combattimento e come valvola di sfogo della nostra aggressività.

Personalmente, se sono costretto a starmene chiuso in casa o in ufficio per più di due giorni comincio a diventare nervoso e… aggressivo! allora esco e vado a fare una corsa, a nuotare, incontro qualche amico, vado al ristorante con la fidanzata; posso andare a ballare, farmi uno "Spritz" in compagnia, andare al cinema…

Anche per i cani nelle nostre famiglie, chiusi nei nostri appartamenti, la vita si è fatta "piatta", senza emozioni, noiosa.
Questa vita porta ad accumuli di tensione, di energia che in qualche modo deve essere sfogata; e allora il nostro amato amico peloso abbaia, chiede cibo in continuazione, rosicchia mobili, quando lo portiamo in passeggiata tira come un disperato e quindi ancora una volta lo teniamo chiuso in casa. Fino a che, prima o poi, il nostro cucciolone morde un altro cane, il padrone, un bambino…

Dovremmo dare quindi necessariamente psicofarmaci e tranquillanti al nostro cane ammalato di "aggressività"?

Ancora una volta: ovviamente no! 

Socializziamolo, educhiamolo, addestriamolo, facciamogli fare dello sport (e magari facciamolo insieme!), diamogli quelle emozioni di cui tutti noi abbiamo bisogno. Forse allora, dopo, non avrà più tanta voglia di morsicare i figli del nostro ospite. Se tutto questo non funzionerà, il nostro veterinario potrà consigliarci qualche rimedio farmacologico; ma sono disposto a scommettere che molti "cani aggressivi" sono solo annoiati, privi di stimoli e di una guida.

La relazione fra l'uomo e il cane ha molti anni, probabilmente più di 10.000,  (vedi: La teoria della savana, ovvero: quando l'uomo incontrò il cane http://ow.ly/bFY9n), e il cane ci ha sempre dato molto.
Il minimo che possiamo fare per ricambiarlo è relazionarci meglio con questo nostro meraviglioso "amico peloso".

Con Fiducia, Rispetto e Collaborazione :)

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domenica 24 giugno 2012

Le statistiche delle aggressioni dei cani in Italia e la lista delle razze canine pericolose

Le aggressioni di cani fanno notizia.

Tempo fa si è addirittura stilata una lista di razze canine "pericolose", cosa che purtroppo ricorda l'eugenetica (http://it.wikipedia.org/wiki/Eugenetica) e tristi passati :(

Fortunatamente (da Wikipedia) il 23 marzo 2009, è entrata in vigore, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 68, una nuova ordinanza, firmata dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini,
Ordinanza contingibile ed urgente concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, che regolamenta la materia, ma non contiene alcuna "lista di razze", specificando anzi che l'ordinanza precedente «non solo non ha ridotto gli episodi di aggressione ma, come confermato dalla letteratura scientifica di Medicina Veterinaria, "non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell’appartenenza a una razza o ai suoi incroci"»

Vale la pena dare un'occhiata a questa lista per scoprire nomi di razze ormai praticamente estinte o inesistenti in Italia, giusto per farsi 4 risate:

Ma i dati parlano chiaro, in Italia ci sono aggressioni di cani, anche letali! …no?

Ok, vediamo allora i dati: da una ricerca dell'azienda sanitaria di Firenze (http://www.sivemp.it/_uploadedFiles/_destRivPath/21_67_72_aggressivitabis.pdf) risultano 32 aggressioni letali dal 1984 al 2009, poco più di una all'anno. Giusto per rendersi conto delle dimensioni del problema, le api uccidono circa 10 persone all'anno, in 25 anni: 250.

Vediamo allora quali razze uccidono di più: negli anni '70 il cane killer era il Dobermann, negli anni '80 i pastori tedeschi, negli anni '90 i Rottweiler e ora abbiamo i "terribili" Pitbull.

Sarà forse il terribile Pitbull il più grande cane-killer italiano?

Su 32 vittime 9 sono per Pastore Tedesco contro i 4 Pitbull e 3 Rottweiler. 

Sembra che il vincitore siano Rin Tin Tin e il Commisario Rex! ;)

Curiosamente però i Pastori tedeschi neppure facevano parte delle razze potenzialmente pericolose! Se fossi malizioso penserei che il "mercato" del Pastore tedesco è molto più ricco di quello del Pitbull o del Rottweiler e che ci sia qualche interesse in più ;)

Probabilmente si può anche spiegare col fatto che ci siano molti pastori tedeschi in italia (ah, le statistiche, che gran cosa, dicono sempre quello che vuoi! :)

A questo punto si potrebbe pensare che i padroni dovrebbero tenersi in casa i loro cani, così non vanno in giro ad aggredire la gente!

Infatti su 32 vittime 19 erano proprietari del cane e 15 aggressioni si sono svolte in casa dei proprietari stessi.

Come è possibile quindi evitare le aggressioni?

1 Educare il cane. Educare, non addestrare!
Non è importante che il cane si sieda o dia la zampa a comando:
E' fondamentale che se il cane vede una preda (una lepre nei campi, un gatto, un bambino…) chieda il permesso a voi prima di partire all'attacco. 
E' fondamentale che il cane in giardino non tenda gli agguati a ospiti e postini…
E' fondamentale che il cane porti rispetto a tutti i membri della famiglia, bambini e ospiti compresi
E' fondamentale che da cucciolo segua un corso di socializzazione, frequenti i suoi simili e impari a relazionarsi con loro

2  Controllare il randagismo : se il vostro cane non è un esemplare da riproduzione, sterilizzatelo. Considerate che una mamma cane può fare anche 5,6 cuccioli. Li potete tenere tutti voi? Avete un'idea di che cose succede ai cani abbandonati? :(( 
Da notare che spesso si tende però a castrare i cani maschi per diminuirne l'aggressività, sebbene questo metodo sia ormai ritenuto inefficace! 

I cani lasciati a loro stessi si riuniscono in branco. Il 50% delle aggressioni sono effettuate da "branchi" di 2 o più cani. Se in giro vagano branchi di 14 cani in cerca di cibo è naturale che prima o poi possa succedere qualcosa di brutto!

3 Scegliere un cane compatibile col proprio stile di vita: 
Se il vostro sport preferito è mangiare patatine sul divano davanti alla TV, non prendete un Labrador, che ha bisogno di almeno un'ora di passeggiate e corse al giorno. 
Se vi piace sdraiarvi al sole in spiaggia per 10 ore al giorno, non prendete un Alaskan Malamute!
Se volete un compagno di allenamento per una maratona evitate di prendere un Bulldog Inglese! 

Una delle cause dell'aggressività dei cani è lo stress. I cani si stressano come noi quando non possono fare quello che desiderano.

In natura, quando un membro del branco non è d'accordo con la "politica" del capobranco se ne va. Il vostro cane ovviamente non può farlo, e non riuscendo a soddisfare i suoi bisogni può sfogare lo stress con comportamenti molto poco piacevoli.

Fate sfogare il vostro cane: passeggiate, corse, fatelo rincorrere una pallina, un freesbee. Portatelo nelle aree cani a giocare con i suoi simili; se è "aggressivo" mettetegli una museruola, ma non tenetelo chiuso in casa!

Un cane stanco e felice, generalmente, non da problemi! :))

La conoscenza e l'educazione sono la chiave per costruire una relazione sana con il vostro cane.

Con Fiducia Rispetto e Collaborazione :)

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Addestramento cane: storia della relazione fra cane e uomo

Non si può parlare della storia dell'uomo senza parlare della storia della relazione con gli animali.

Nel libro della Genesi viene specificatamente definito questo rapporto:  "gli animali sono stati creati per servire l'uomo", Konrad Lorenz nel suo "E l'uomo incontrò il cane" fa invece risalire la relazione uomo-cane alla preistoria, dove più che di servitù si potrebbe parlare di simbiosi, ovvero di associazione fra individui di specie diverse, in modo che dalla vita in comune tutti traggano vantaggio.

Se pensiamo alla caccia in effetti l'uomo e il cane sono assolutamente complementari:

l'uomo ha una postura eretta e una buona vista diurna che gli permette di vedere da lontano, il cane ha un più diretto contatto con il terreno e una buon vista notturna
  • il cane ha l'olfatto particolarmente sviluppato l'uomo no
  • entrambi hanno un buon udito, ottimo per comunicare a distanza
  • Entrambi sono buoni predatori, ma se li uniamo otteniamo una "macchina da caccia" imbattibile!
Il cane è stato anche considerato una divinità: Anubi, il dio dei morti egizio, è sostanzialmente un Cirneco dell'Etna, e ancora adesso i cani possono girare liberamente per i mercati egiziani a rubacchiare nelle bancarelle perché nessuno osa fargli del male o ostacolarlo.

Anubi non è il solo guardiano dell'aldilà: Garm, cane mostruoso della tradizione germano-scandinava e Cerbero, il famoso cane a tre teste sono tutti guardiani del regno dei morti.

Il cane è considerato da molti e tradizioni come psicopompo, ovvero guida spirituale dell'uomo, al momento del trapasso, nel mondo dell'Aldilà.

Aristotele è stato il primo a classificare i cani in base alla loro specificità anatomica. Per onor di cronaca i cani venivano equiparati agli schiavi e… alle donne! ;)

Le cronache, fra storie e leggenda, ci riportano vari casi di forti relazioni fra un uomo e il suo cane: Peritas, il molosso di Alessandro Magno che lo seguiva nelle battaglie; alla sua morte Alessandro gli dedicò una città in India. Argo, il cane di Ulisse nell'Odissea di Omero, che aspetta il ritorno a casa del padrone per morire.

Il concetto di cane come strumento di lavoro probabilmente va attribuito agli antichi romani che, essendo tipi molto pragmatici, di grande concretezza e senso pratico, avevano classificato i cani in tre categorie:
  • da caccia - venatici
  • da pastore - pastorales
  • da guardia - villatici
E' probabilmente da imputare anche agli antichi romani la caratterizzazione aggressiva del cane, in particolar modo del cane da guardia; hanno anche inventato il cartello "attenti al cane!" (cave canem), anche se allora era un mosaico presente nelle case di molte ville patrizie che raffigurava un mastino in atteggiamento minaccioso.


Va anche detto che all'epoca dell'antica Roma si è sviluppato il concetto di cane da compagnia: il Bolognese, che non è un pastore, non caccia né tantomeno fa la guardia, pare sia nato in quel periodo.

E' noto che l'Islam non porti in grande considerazione i cani, il Corano parla dei cani come animali sporchi, se si viene leccati da un cane ci si deve lavare per 7 volte, stessa procedura per vestiti e piatti dove si mangia.

Tuttavia i cani sono comunque usati normalmente per il lavoro e talvolta accettati nella vista quotidiana come ad esempio ad esempio il Sasuki, il cane che i Beduini usano per accudire le greggi, che viene tranquillamente accolto nelle tende.

Non tutti i paesi islamici sono però così tolleranti: in Iran è severamente vietato portare a passeggio il cane, pena 30 frustate! :(

Per alcune popolazioni il cane è anche un alimento, in Cina e in Corea è ammesso mangiare carne di cane, ma è un'usanza che va a sparire con le nuove generazioni. Del resto l'Italia è gran consumatrice di carne di cavallo, cosa che fa rabbrividire inglesi, ebrei, americani, indiani e arabi… ;)

Grandi cambiamenti della relazione fra uomo e il cane si sono avuti nel secolo scorso.

Fino alla prima metà del secolo infatti il cane era considerato, molto semplicemente, un "cane", dagli inizi del secolo sul cane ci si è posti delle domande:
  • ha un'intelligenza?
  • ha un istinto innato?
  • ha sentimenti?
Prima di allora si considerava il cane privo di una vera e propria intelligenza, i comportamenti sarebbero quindi dettati dal solo istinto; idea   abbastanza tipica del periodo romantico di "natura selvaggia".

Il comportamentismo o "behaviourismmo", pensato da John Watson agli inizi del XX secolo e sviluppato da Burrhus Skinner, propone un approccio opposto: la mente umana (e quindi quella del cane) viene vista come una "scatola nera". Al comportamentista non interessa cosa c'è dentro, ma la relazione fra uno stimolo e una reazione, o, con Skinner, il famoso risposta => rinforzo positivo, banalizzato poi nel (un po' troppo abusato) "bocconcino".

In realtà prima di arrivare ai cani questo metoto è stato prima sperimentato con i cuccioli… umani. Il dottor Benjamin Spock pubblica nel 1946 il famoso libro "Common Sense Book of Baby and Child Care", ovvero "il senso comune della cura di bambini e ragazzi", dove propone un metodo allora innovativo e rivoluzionario: i bambini non vanno puniti, ma solo ricompensati quando fanno qualcosa di buono (rinforzo positivo). Anche se il dottor Spock (da Wikipedia) "a seguito della verifica degli effetti devastanti del permissivismo a oltranza nello sviluppo dei bambini, indusse Spock a rivedere drasticamente la propria tesi", va detto che il comportamentismo ha spazzato via i metodi punìtivi di cui si è spesso abusato in passato.

Purtroppo il comportamentismo odierno tende a considerare il cane come una "macchina" programmabile tramite mezzi artificiosi come il famoso "bocconcino" e la relazione con il "migliore amico dell'uomo" si è sempre fatta più astratta, al punto che il rinforzo positivo viene affidato a uno strumento meccanico, il "clicker".

E' arrivato il tempo per un nuovo modo di considerare il cane, e questo non può che partire dalla relazione che da tanto tempo ci lega con questo straordinario animale.
Concludo questa panoramica della relazione col cane nella storia con un’antica leggenda degli indiani Navajo:

"Dopo la creazione del mondo, il Grande Spirito separò gli animali dall’uomo disegnando una linea sulla sabbia che sarebbe poi diventata una catena montuosa. Il cane però saltò dall’altra parte decidendo di vivere con la creatura che amava di più: l’uomo". :))

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